Victor Küppers: perché la vera felicità oggi passa dal fermarsi prima che sia la vita a farlo

La scena è nota: corridoi pieni di impegni, notifiche continue sul telefono e il tempo che sfugge tra una riunione e l’altra. Victor Küppers, professore all’IESE e relatore conosciuto a livello internazionale, porta in pubblico un messaggio semplice e diretto: la felicità non è un risultato casuale, ma una scelta praticabile. In un podcast recente ha condensato il suo pensiero in frasi che suonano come un invito all’azione: “Tutto deve essere semplice. Essere felici non è una conseguenza, ma una scelta”. Quel che colpisce non è solo l’ottimismo, ma la proposta concreta: fermarsi, osservare e riscoprire ciò che conta. Questo approccio non nega le difficoltà esterne, ma sposta l’attenzione su pratiche quotidiane che possono cambiare la percezione del nostro vivere. Il tema coinvolge chi abita le città italiane e chi lavora in contesti più tranquilli: la questione non è geografica, è pratica.

La freneticità che ci sfugge

Küppers parte da un’osservazione semplice: attribuiamo agli altri e all’ambiente la responsabilità del nostro stato d’animo. Il risultato è una delega continua, una sensazione di impotenza che aumenta con la velocità della vita. “Sei tu il responsabile della tua vita”, ripete, invitando a recuperare una responsabilità quotidiana e concreta. È un messaggio che mette in tensione chi vive situazioni limite, ma ha valore pratico per molti: spostare l’attenzione dal fuori al dentro può cambiare come interpretiamo gli eventi.

Per lui la differenza comincia con un gesto minimo: ritagliarsi cinque o dieci minuti per fermarsi e valutare relazioni e priorità. Notare cosa funziona nel rapporto con il partner, con gli amici o nel lavoro non è banale: è una forma di monitoraggio emotivo. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio questo momento di pausa, quello in cui si ridimensionano le emergenze apparenti.

La proposta non è terapeutica nel senso clinico, ma pratica e verificabile. Chi prova a intervenire su routine e attenzione nota subito una differenza nelle decisioni quotidiane. La gentilezza, secondo Küppers, non è un’abitudine eterea: quando la pratichi senti una gioia autentica che non dipende da risultati esterni. È un modo per misurare il benessere immediato e ridurre la sensazione di essere sempre sulla corda.

La pratica del fermarsi e la scrittura

Un altro punto centrale del suo insegnamento è la scrittura riflessiva: tenere un diario della gratitudine e annotare ciò che va bene nella giornata. Küppers ammette di non conoscere esattamente “che tipo di connessione abbia la mano con il cervello”, ma dichiara di scrivere ogni giorno. In vari ambienti professionali questa pratica è considerata uno strumento utile per consolidare obiettivi e ricollocare pensieri.

Victor Küppers: perché la vera felicità oggi passa dal fermarsi prima che sia la vita a farlo
Una penna stilografica riposa su un blocco note, simbolo di riflessione e la necessità di fermarsi per ritrovare equilibrio e felicità. – arteipertrofianatural.it

Secondo recenti meta-analisi, esercizi di scrittura espressiva migliorano indicatori di benessere e possono ridurre sintomi di ansia e depressione. L’effetto non è miracoloso: serve costanza. Ma la scrittura aiuta a riorganizzare l’esperienza emotiva, riduce il rimuginare e può migliorare la qualità del sonno. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è l’aumento della ruminazione: annotare tre aspetti positivi al giorno paradossalmente alleggerisce il peso delle preoccupazioni.

L’esercizio consigliato da Küppers va oltre la cronaca quotidiana: chiede di descrivere l’“io ideale”, come vorresti essere visto dai figli o cosa vorresti che dicessero di te. Scrivere questo obiettivo agisce come una mappa emotiva che concentra motivazioni e valori importanti. Dal punto di vista psicologico, è una forma di visualizzazione che rafforza la motivazione intrinseca, soprattutto se collegata a valori personali significativi.

Semplicità, scopo e limiti delle circostanze

Küppers mette in fila due verità: da una parte l’importanza di decisioni personali come fermarsi e scrivere; dall’altra, la realtà delle circostanze. Non tutti partono dalle stesse condizioni. Quando mancano risorse economiche o si affronta il rischio di perdere la casa, vedere il lato positivo è molto più difficile. La sua posizione è chiara: assumersi responsabilità non significa ignorare i vincoli esterni. Resilienza e contesto vanno letti insieme.

Lo scrivere il proprio scopo richiama idee classiche della psicologia: c’è una relazione tra scopo di vita, motivazione e benessere emotivo. Viktor Frankl, citato spesso in questi ambiti, sottolineava che trovare un senso aiuta a reggere le avversità. A livello neuropsicologico, la scrittura coinvolge processi motori e linguistici che rendono i pensieri più concreti, aumentando la sensazione di controllo. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che ridurre il consumo di stimoli spesso porta a una maggiore chiarezza.

La conclusione pratica di Küppers è netta: o ti costringi a fermarti o è la vita a fermarti. Non è una minaccia, è un invito a rivedere ritmi e priorità. Se si semplifica la vita — meno distrazioni, relazioni valutate con cura, tempo di qualità con la famiglia — cambia anche la percezione del benessere. Chi prova a praticare queste scelte in diverse città italiane racconta risultati concreti: più tempo per ciò che conta e una sensazione di maggiore controllo sulle giornate. È una tendenza che molti osservano nella propria routine, e vale la pena verificarla con piccoli gesti quotidiani.

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